Maurizio Calvesi, AIC, IMAGO: da “L’abbaglio” a “La casa degli sguardi”!

I primi mesi del 2025 hanno visto protagonista il nostro Socio Maurizio Calvesi nelle sale italiane con ben due film: L’abbaglio, diretto da Roberto Andò [uscita 16 gennaio] e La casa degli sguardi, regia di Luca Zingaretti, attualmente al cinema [uscita 10 aprile].

 

L’abbaglio – film in cui si narra la spedizione dei Mille – è un film ambizioso e complesso che suggerisce molte riflessioni non soltanto sul passato, ma anche sul presente dell’Italia: vi è più di una connessione che unisce L’abbaglio al precedente La stranezza, uscito nel 2022, sempre per la regia di Andò; i tre attori protagonisti ovvero Tony Servillo, Ficarra e Picone, gli stessi sceneggiatori [Ugo Chiti, Massimo Gaudioso, Andò], il suo prezioso apporto alle immagini, e la commistione tra storia e finzione, attraverso la presenza comica e grottesca appunto di Ficarra e Picone che si palesano al cospetto dell’autenticità storica dei personaggi di Servillo, che ne L’abbaglio interpreta il colonnello Vincenzo Giordano Orsini, nobile siciliano e patriota, tra i più stretti collaboratori di Garibaldi.

Maurizio Calvesi: “Entrambi i film rappresentano una perfetta fusione tra fatti storici e di fantasia, con Tony Servillo che interpreta personaggi realmente esistiti, come Luigi Pirandello e Orsini, mentre Ficarra e Picone personaggi immaginari. A proposito di Servillo vorrei aggiungere questo particolare: è un attore che “sente” la luce, riuscendo a gestirla perfettamente all’interno della sua performance recitativa. Tornando a L’abbaglio è un film a cui tengo moltissimo, è stato un vero e proprio viaggio; personalmente è stato di grande stimolo, perché anche se narra una vicenda del passato, è un film che parla dei giovani, di questi garibaldini che volevano cambiare la storia, pieni di entusiasmo e con degli ideali e questo concetto l’ho applicato anche al mio lavoro. Io avevo già lavorato a un film simile nell’argomento, il Risorgimento, ovvero I Vicerè di Roberto Faenza, tratto dal romanzo omonimo di Federico De Roberto, e dopo tanti anni mi sono ritrovato nuovamente a dovermi confrontare con la stessa tematica. Nel corso del tempo c’è stato in me una naturale evoluzione, e ho cercato di fare un film, recuperando la grande tradizione del cinema italiano, di capolavori come Il Gattopardo ad esempio, illuminato dal nostro Peppino Rotunno, declinandola quindi nella modernità, anche grazie alla tecnologia odierna del cinema digitale, ma rimanendo fedele all’illuminazione del periodo storico che raccontiamo nel film. Un lavoro filologico rivolto prima di ogni cosa alla verità e al realismo per quanto possibile; sono contrario ad esempio alla cosiddetta “luce a pioggia” a prescindere, anche quando non dovuta, che cade dai soffitti, la luce quando proviene da “terra”, dal basso, deve rispecchiare la sorgente luminosa, come nel caso della luce delle candele in scena. Certo poi per determinati esterni, come nel caso dello sbarco di Quarto, si è soggetti a precise dinamiche di messa in scena, per tradurre in luce le immagini, da cui non si può prescindere. Sono riuscito a fare tutto quello che avevo in mente, grazie a queste splendide macchine da presa firmate Arri, nello specifico Alexa 35, girando in formato anamorfico come la storia richiedeva, e a Roberto Andò, regista con il quale ho instaurato oramai un sodalizio professionale ventennale; siamo entrambi uomini di cinema, che vedono nella stessa direzione e che vanno alla ricerca delle stesse immagini. Mi piacerebbe che i miei giovani colleghi potessero confrontarsi con un film in costume, con i colori, con la pittura, la storia: per loro sarebbe incredibilmente formativo, ma purtroppo oggi in Italia se ne producono pochissimi, si possono contare sulle dita di una mano.”

 

La casa degli sguardi, tratto dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, è la prima regia cinematografica per l’attore Luca Zingaretti che fino ad oggi si era cimentato dietro la macchina da presa in occasione delle ultime puntate della serie televisiva de Il commissario Montalbano nella stagione 2020-2021. 

Maurizio Calvesi: “Sono stato coinvolto nel film, grazie al produttore Angelo Barbagallo, lo stesso di tutti i film di Andò, tutto è nato da lì; con mio grande piacere mi sono trovato a collaborare con Luca Zingaretti, affiancandolo nel suo esordio cinematografico dietro la macchina da presa per il grande schermo. Per questa sua prima prova da regista di un lungometraggio, Luca ha scelto una storia toccante, che narra del difficile rapporto tra un padre amorevole e un figlio poeta caduto in un buco nero, schiavo delle dipendenze. Un racconto sincero, ben calibrato, con uno stile dilatato, per nulla frenetico, che parla anche di una rinascita, del figlio che tenta di riscattarsi. Luca è un bravissimo attore e ha messo il suo bagaglio artistico al servizio della regia; un attore che si cimenta nella regia per me è come un mago che conosce tutti i trucchi e così Luca è stato pronto a cogliere la battuta giusta, il corretto tono interpretativo, conoscendo alla perfezione le dinamiche recitative. Ha concesso al cast la massima libertà e ha preso da loro ciò che voleva, inoltre è stato abile nel trasferire la sua grande esperienza come attore al servizio anche della luce, sapeva benissimo quale fosse la luce chiave, e come gestire gli attori e le attrici nello spazio: per quello che mi riguarda nei film contemporanei cerco di nascondere il più possibile il mio intervento, seguendo l’esempio della grande stagione del neorealismo italiano, narrando per immagini, senza fronzoli o orpelli, o esercizi di stile fini a se stessi. Tra le richieste di Luca, voglio segnalarne una in particolare: ha voluto espressamente che la macchina da presa stesse addosso all’attore principale che interpreta suo figlio, un bravissimo Gianmarco Franchini, che lo seguisse nella sua parabola. Luca nel film recita anche; è un padre che di mestiere fa il tranviere, per un brevissimo tratto nel film ha guidato veramente un tram. Anche questo film è stato girato con macchina Arri, l’Alexa Mini LF. L’abbaglio e La casa degli sguardi sono evidentemente due film assai diversi tra loro, e ciò mi rende felice, perché mi hanno permesso di confrontarmi con narrazioni e stili diversi ed è fondamentale per il mio lavoro.”

 

[Immagine: Maurizio Calvesi sul set del film “La casa degli sguardi” – Foto di Duccio Giordano]