Marina Kissopoulos, AIC, IMAGO firma “Il migliore dei mali”: in sala dal 6 marzo!

Dopo essere stato presentato in anteprima al “Noir in Festival” di Milano dello scorso anno, Il migliore dei mali, diretto da Violetta Rovetto, sarà nei cinema italiani da giovedì 6 marzo, distribuito da UCI Cinemas. Prodotto da Minerva Pictures e Solaria Film, l’opera segna il debutto alla regia della Rovetto: per l’occasione ha voluto al suo fianco Marina Kissopoulos, AIC, IMAGO alla Fotografia.

Trama: Estate 1997, un gruppo di amici adolescenti –  Milo, Michelangelo, Neri, Dante a cui si aggiunge Ettore appena arrivato in città con la madre – indagano sulla scomparsa di Icaro, il cane di uno di loro, sospettando del sinistro vicino di casa Zaira. Zaira, schivo e odiato in paese, sembra nascondere oltre ad Icaro anche un oscuro segreto. Mentre cercano di risolvere il mistero della scomparsa tra i 5 amici nascono dei contrasti proprio a causa delle loro vicissitudini familiari e della loro personalità molto differente. Cinque vite complicate dove quasi tutti hanno perso almeno un familiare, tranne Dante i cui genitori lavorano sotto copertura proprio per fare chiarezza sulle strane morti che sembrano avere come un unico comune denominatore la fabbrica del paese, la Termaranto, fonte di sostentamento della maggioranza della popolazione. La fabbrica, oltre ad aver portato via qualcosa ai ragazzi con le sue esalazioni tossiche, sembra avergli anche “donato” dei poteri sovrannaturali. Ognuno ignaro del potere dell’altro cerca di nascondere la propria verità agli amici per non sentirsi diverso, nascondendo anche le proprie fragilità, come quelle di Michelangelo alle prese con la sua identità di genere. Solo un faccia a faccia con quello che sembra essere il loro nemico numero uno, Zaira, porta alla luce tutti i loro segreti.

 

Conversazione con Marina Kissopoulos

 

Come sei stata coinvolta nel film?

Il primo incontro è avvenuto presso gli uffici di Solaria film con la produzione che mi ha messo in contatto successivamente con la regista Violetta Rovetto.

La Rovetto è alla sua prima regia: cosa puoi dirmi in merito?

Dai primi incontri apprendo che Violetta è un’influencer con una sua pagina di video-recensioni cinematografiche, inoltre è anche l’autrice dei fumetti da cui il film è stato tratto. Fin dalle nostre prime conversazioni emerge che ha una cultura visiva ben strutturata. Anche se è alla sua opera prima, sapeva cosa voleva rappresentare, fornendo le indicazioni a tutti i reparti, sui colori e sul mood del film.

Reference?

La reference iniziale è stata in sé il fumetto, che leggevo in parallelo alla sceneggiatura. La regista quindi mi ha esposto i suoi riferimenti, e cioè un certo cinema di Spielberg, di stampo classico, e opere come Stranger Things.

Dai gusti della regista, traspare l’idea di una sorta di teen-movie, una storia di formazione di stampo anni ‘90?

Esattamente, il film è ambientato negli anni ‘90; tratto dal mondo giovanile, di outsider, di crescita e identità. Una storia anche avveniristica, ambientata in Italia, in una località di mare, dove le vicende di cinque adolescenti alle prese con la scomparsa di un cane, si declinano sullo sfondo di una fabbrica chimica, la Termaranto, piena di verità celate. Un’avventura tra noir e fantastico dove i misteriosi avvenimenti che si verificano, porteranno alla scoperta di quello che sarà “il migliore dei mali”: essendo questi ragazzi, figli di dipendenti dell’industria in questione, verremmo a conoscenza infatti che hanno subito delle modifiche genetiche, e sono sopravvissuti; e questo, è “il migliore dei mali”, appunto: essere cioè sopravvissuti a queste mutazioni, che inoltre gli hanno “donato” dei poteri sovrannaturali.

Sulle locations cosa puoi dirmi: dove e quando avete girato?

Le riprese sono state realizzate on location e il film è stato girato nell’autunno del 2023 tra il Lazio la Calabria, e il Molise.

La preparazione?

Siamo partiti con le riprese dopo circa un mese e mezzo di preparazione e, grazie al supporto della scenografia, siamo riusciti a convogliare le nostre ricerche nelle locations più efficaci per il racconto. Voglio sottolineare quanto la preparazione sia per me fondamentale. La ritengo necessaria per approfondire i molteplici aspetti che una sceneggiatura può evidenziare, al fine di creare una visione narrativa del film. Penso che una buona preparazione aiuti anche a fronteggiare qualunque imprevisto si presenti durante le riprese.

Dedico molto tempo ai test su macchine da presa, obiettivi e illuminazione, anche quando utilizzo attrezzature a me già familiari. Oggi i firmware delle macchine da presa subiscono aggiornamenti frequenti, rendendo indispensabile un controllo tecnico.  Inoltre ritengo che ogni film sia diverso, non solo dal punto di vista narrativo, ma anche produttivo, con peculiarità ed esigenze tecniche specifiche. Per questo, già in fase di preparazione, mi immergo nel lavoro per impostare il processo creativo che confluirà, nello stile visivo.

Sulla scelta fotografica?

In una scena all’inizio del film, che racconta l’incontro tra Ettore e il giovane Milo, quest’ultimo, emettendo interferenze magnetiche, provoca un “fliccherio” dei lampioni. Di questa cosa ne ho fatto tesoro. In questo caso, già in scrittura, la luce stradale, a livello iconografico e compositivo, rivelava uno spunto narrativo. Tant’è vero che, nel corso dei sopralluoghi, abbiamo trovato delle periferie molto suggestive, dove mi sono avvalsa di lampioni urbani sia per gli esterni notte, sia per gli interni.

In un ambiente, su mia richiesta, lo scenografo ha provveduto ad aggiungere dei lampioni mobili, che ho gestito come integrazione della luce urbana, rafforzandone l’effetto cinematografico nella ripresa.

La difficoltà maggiore?

La presenza costante dei cinque protagonisti in scena, comportava un campo inquadrato quasi di 360°, girando con due macchine da presa, richiedeva un prelight in grado di garantire un’illuminazione uniforme che coprisse tutto il set.

Sulla troupe?

Durante le riprese, la troupe cinematografica ha lavorato in un clima di armonia, con un’ottima organizzazione e grande professionalità. Inoltre, si è creata una forte sinergia tra gli attori che, pur essendo giovani, si sono dimostrati collaborativi con i reparti tecnici, favorendo il buon esito del progetto.

Specifiche tecniche?

Abbiamo utilizzato due Blackmagic 6K Pro, sistemi di stabilizzazione e il formato Blackmagic RAW, che usato al massimo della qualità durante la ripresa.

Sulla post-produzione?

Non avendo un DIT, ho impostato la fotografia il più possibilì sul set, in modo da dover solo completare la lavorazione in color. Con il colorist Sebastiano Greco, presso il laboratorio Sud Sound Studios, con cui avevo già messo a punto i provini macchina lenti in preparazione, abbiamo indirizzato il processo di color grading, esclusivamente sul look finale del film.