Il gladiatore II: Daniele Massaccesi, AIC, IMAGO in corsa per il “The Operators Award”

Sei in corsa per il prestigioso “The Operators Award”* [nomination condivisa con Peter Cavaciuti e Chris Plevin] per Gladiator II diretto da Ridley Scott? È la prima volta o ce ne sono state altre in passato?

È la prima volta in assoluto che sono candidato. In Inghilterra i cinematographers inglesi sono soliti organizzare da decenni la cosiddetta “Operators Night”, una festa per ringraziare gli operatori di macchina, per il loro duro lavoro, il loro talento, il loro impegno; all’interno di questa festa quindi è nato successivamente il relativo Premio.

 

Avevi già collaborato con Cavaciuti e Plevin?

Con Peter ci conoscevamo da tempo, ma questa è stata la nostra prima volta sul set, mentre con Chris invece è stata la nostra seconda esperienza: la prima, quando lui ci raggiunse in supporto durante le riprese de Le Crociate in Marocco, anche qui la regia era di Ridley Scott.

 

Come è nata questa tua ennesima collaborazione (la tredicesima) con il regista Ridley Scott per il sequel de Il gladiatore?

Paradossalmente questa nomination arriva per un film che non avrei dovuto fare, mi spiego meglio: inizialmente dissi a Ridley, che non avrei più collaborato con lui, in veste di operatore, dal momento che ormai la mia carriera aveva intrapreso una strada ben precisa, quella del cinematographer. Ridley così sembrava aver preso atto della mia decisione, però dopo le prime due settimane di lavorazione in Marocco ricevetti una chiamata dalla produzione in cui mi si chiedeva nuovamente di prendere parte al film; Ridley, in un certo senso voleva essere rassicurato, mi voleva come supporto alle riprese, essere una sorta di trait d’union, tra lui e il resto del reparto fotografico. Avevo una mia macchina da presa, con la quale esaudivo le sue richieste, conoscendolo alla perfezione dopo tanti anni di stretta collaborazione, in me vedeva il mezzo ideale per realizzare la sua visione; ecco, forse per gli altri operatori, non essendo abituati al suo modo di lavorare, non era semplice tramutare le sue parole in immagini…io ho cercato di mediare in questo.

 

A proposito di Scott, visionario regista celebre per la sua ossessiva cura dell’immagine (si pensi, ad esempio, a capolavori come I duellanti o Blade Runner), cosa puoi dirci? Quale importanza occupa la fotografia cinematografica all’interno del suo status autoriale? Rispetto al primo Gladiatore ha cambiato o mantenuto determinati standard visivi?

Sicuramente il suo approccio visivo è molto legato al primo film; questi toni caldi, solari, questa Roma dorata e ricca, sono evidentemente imprescindibili per lui…c’è comunque questo fil rouge che unisce i due film. Ridley certamente è un regista assai competente dal punto di vista fotografico, dell’immagine, qualsiasi suo film da questo punto di vista, ha sempre ottenuto un impatto notevole. Cura moltissimo l’immagine cinematografica, e poi si documenta molto, studia, consulta pubblicazioni, è sempre stato attento a questo aspetto. Oggi rispetto al suo modo di girare di una volta, posso sottolineare che ama molto riprendere l’intera sequenza in un solo set up, utilizzando diverse macchine da presa per riprendere la stessa scena, senza interrompere più del necessario la ripresa, per avere una fluidità maggiore, senza seguire alle lettera il metodo canonico, di fermarsi per i primi piani, totali, ecc…Può essere destabilizzante  per il cinematographer, e soprattutto per gli attori lo è stato, anche per il cast del Gladiatore II, non essendo abituati a questo metodo di lavorazione.

 

Che ne pensi di questa scelta registica?

Devo dire che può essere anche stimolante, non mi dispiace affatto, se un regista vuole adoperare questo stile di ripresa, più istintivo e naturale, meno artificiale per così dire, senza la ricerca estenuante dei particolari, della perfezione dei dettagli a tutti i costi…non vedo perché non assecondarlo pienamente; anzi è un arricchimento per il proprio bagaglio tecnico e artistico.

 

Cosa puoi dirci invece della tua collaborazione con il cinematographer John Mathieson, BSC con cui avevi già lavorato precedentemente in Kingdom of Heaven, Hannibal e X-Men: First Class? Mathieson, tra l’altro, ha firmato anche il primo Gladiatore

Come hai giustamente ricordato, avevamo già lavorato in tre occasioni precedentemente: devo ammettere che all’inizio del Gladiatore II, c’è stata un’incomprensione tra noi, dovuta alle tempistiche della produzione, che non aveva gestito correttamente la mia chiamata: lui temeva che avrebbe perso uno dei suoi operatori, con il mio arrivo, ma io lo rassicurai che non sarebbe stato così: infatti sono stato esclusivamente l’additional camera operator. Credo che alla fine abbia compreso il perché della mia chiamata da parte di Ridley…

 

Ci sono state differenze nell’approccio di Mathieson alla narrazione di questo sequel, rispetto al primo capitolo?

Oltre al fatto che il primo fosse stato girato in pellicola e questo in digitale, lui stesso ricordava spesso che il primo non aveva avuto così tante inquadrature, così tante macchine da presa sul set, questo modo di girare di Ridley rispetto al passato, è stata una grande novità indubbiamente anche per lui. 

 

Riguardo le specifiche tecniche del film cosa possiamo aggiungere?

Abbiamo girato con Alexa LF, Alexa Mini LF, quindi ci siamo serviti di: Panavision Prime Panaspeed, Angenieux zoom 22/60 e 45/135, Angenieux zoom 12/1, Elite zoom 150/600.

 

Vogliamo infine menzionare i tuoi collaboratori?

Certamente, con grande piacere. Alberto “Nigno” Torrecilla focus puller, Massimo Rinella dolly grip.

 

*I vincitori saranno annunciati il 1º febbraio a Londra [69th British Society of Cinematographers Awards].